Per una sostenibilità concreta

L’Ingegner Valentino Panone ci porta nell’entroterra Abruzzese, la zona in cui opera l’Impresa di cui è responsabile, spiegando criticità, asset fondamentali e prospettive di un settore sempre più importante.

Le normative parlano chiaro, le tecnologie sono sempre più avanzate e i rischi sono ormai evidenti anche ai più scettici. In ambito di lavorazione dei rifiuti, i pericoli maggiori si legano inevitabilmente alla professionalità, alle competenze: è questo un aspetto forse troppo spesso sottovalutato che porta a situazioni e processi tutt’altro che virtuosi. Eppure, non mancano esempi di imprese che lavorano non solo con coscienza ma con la necessaria esperienza, oltre che con la sensibilità indispensabile riguardo alla ricerca tecnologica. Uno di questi è la Panone Srl, di cui ci parla l’ingegner Valentino Panone, responsabile tecnico dell’impresa abruzzese. “A mio avviso nell’ambito della lavorazione dei rifiuti è indispensabile la presenza di un personale specializzato – afferma Panone −: la capacità professionale richiesta dall’Albo dei gestori ambientali deve essere un requisito obbligatorio anche per chi fa impresa. La gestione dei rifiuti non può essere affidata a imprenditori senza requisiti, che decidono di investire il denaro affidando l’incarico di responsabile tecnico a persone che hanno il requisito di capacità professionale ma che allo stesso tempo lavorano per più aziende. Secondo me, è proprio l’assenza di un requisito obbligatorio, anche per chi fa impresa, a determinare gestioni lontane dalla logica di tutela ambientale e, ancor peggio, a incentivare l’infiltrazione di organizzazioni criminali.”

La zona di interesse per l’impresa guidata da Panone presenta specificità che determinano il lavoro in questo settore in modo determinante. “Nell’Abruzzo interno – dice l’imprenditore aquilano −, il mercato del riciclo è caratterizzato da una domanda scarsa e allo stesso tempo diversificata nei materiali da trattare. Ciò è dovuto alle caratteristiche e ai problemi del territorio, prevalentemente isolato, con una bassa densità demografica, con vie di comunicazione non veloci e aree industriali modeste e distanti tra loro. I principali impianti produttivi che fanno richiesta di materiali riciclati sono fuori regione e, conseguentemente, le operazioni di trattamento risultano insostenibili a causa dei costi di trasporto. Tuttavia, con il nuovo impianto di recupero che stiamo realizzando, una vera industria del riciclo, sarà possibile lavorare su un’ampia varietà di materiali in un unico impianto, e adattare l’azienda alla gestione di molteplici tipologie di rifiuti che nell’Abruzzo interno, soltanto nel loro insieme, possono costituire una mole significativa di lavoro.”

Uno degli interessi maggiori per l’azienda consiste nel migliorare i processi di riciclo con l’uso di tecnologie all’avanguardia. “Nonostante queste siano già una concreta realtà, la normativa è ferma a ventidue anni fa, al D.M. del 5 febbraio 1998 – continua Panone −. Ad esempio, nell’autorizzazione di variante del nostro nuovo impianto ci sono voluti tre anni di lavoro burocratico, nonostante lo scopo della variante sia stato quello di raggiungere la fine del ciclo dei rifiuti (End of Waste) per le diverse categorie merceologiche, che avrebbe portato a un immediato risultato in termini di sostenibilità ambientale. Innovare il settore, quindi, significa soprattutto adeguare la normativa alla tecnologia e alle nuove tecniche.

A riguardo, solo per fare un altro esempio, essendo il nostro impianto in procedura ordinaria secondo l’art. 208 del TUA, sono riuscito a ottenere un’autorizzazione per il processo di riciclo di pietre ornamentali: tali pietre, seppur di pregio, nel DM 98 sono da destinarsi alla semplice frantumazione per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e, invece, ora, possono essere riutilizzate per le murature di pregio come, penso, sia più opportuno fare.”

Inoltre, per rendere sostenibili i processi di riciclo nella zona descritta dall’ingegner Panone, risulta “indispensabile lavorare in un unico luogo e con un’ampia varietà di rifiuti – conclude il responsabile dell’azienda −: ciò è possibile grazie alle ampie superfici a disposizione per lo stoccaggio e trattamento (20mila metri quadri quadri) e all’utilizzo di impianti mobili multi materiale (trituratori, separatori balistici, lettori ottici, vagli rotanti, pellettatrici, granulatori, aspiratori di parti leggere, presse mobili) che in base alle diverse configurazioni di lavoro, sono in grado di completare per ciascuna tipologia di rifiuto l’intera filiera di trattamento direttamente nell’area dell’impianto dedicata, limitando trasporti di materiali non lavorati verso altre filiere, e sostenendo l’ambiente.”

Share